Storia - Cappella di San Biagio vescovo e San Pietro apostolo di Deveys

Exilles (TO)


Cappella di San Biagio -  Francesco Gallo


"La chiesa dei santi Pietro e Biagio, assunse l’aspetto col quale oggi si mostra alla metà del XV secolo. La struttura è semplice e sobria: un’unica aula in due campate voltate a botte; al suo fianco si erge il campanile a pianta quadrata. A destra della piccola finestra volta sul sagrato fu posta una lapide in ricordo dei morti sotto la valanga che devastò il paese nell’inverno del 1885. 
All’interno, sulla parete meridionale si aprono due finestre; questa è la parete che meglio conserva la decorazione originaria: si possono oggi ammirare gli affreschi raffiguranti una Madonna col Bambino, un San Sebastiano, una Santa Margherita e una Santa Cecilia. Sul fondo, dietro l’altare, c’è una tela seicentesca di autore ancora anonimo rappresentante la Vergine col bambino tra i santi Pietro Apostolo e Biagio vescovo, inserita in un retable ligneo decorato con fantasie floreali. Sulla volta e sull’arco sovrastante l’altare sono stati inoltre riportati alla luce dei frammenti di decorazioni floreali. Infine, in controfacciata, c’è una tribuna lignea destinata, secondo tradizione, alle donne. Il restauro, terminato nel 2009, ha interessato la tribuna lignea, l’altare, il retable e soprattutto gli affreschi4; di questi ultimi, infatti, prima del restauro era visibile solo la Madonna col Bambino.
Le opere di restauro sono state rese possibili dall’impegno dell’architetto Roberto Gallo, dalla disponibilità del parroco don Remigio Borello e dalla generosità degli abitanti.
Prima di analizzare gli affreschi, ricostruiamo brevemente la loro storia. Da un verbale di visita dell’arcivescovo di Torino Michele Beggiamo del 1673 apprendiamo che erano affrescate anche la parete orientale e quella settentrionale del saccello, oltre naturalmente a quella meridionale; si legge infatti:

“Vidit aliam cappellam in montibus regionis Deveis sub titulo Ss. Blasii et Petri; habet iconam cum imaginibus B. M. V. et Ss. Blasii et Petri, fornicem et latera cum picturis antiquis exprimens miracula et martirium S. Blasii”

Originariamente doveva quindi esserci un ciclo di affreschi dedicati a San Biagio posti sulle due pareti laterali della prima campata, settentrionale e meridionale, del quale non rimane più traccia alcuna. Si può inoltre supporre che l’iconam cum imaginibus B. M. V. et Ss. Blasii et Petri sia stata sostituita nel XVII secolo dall’attuale retable raffigurante una tela con soggetto analogo. Gli affreschi del ciclo di San Biagio probabilmente andarono perduti in occasione dei lavori di manutenzione e restauro
avvenuti prima del 1843.
Rimangono solo gli affreschi della parete meridionale della seconda campata. Da sinistra, il primo è un San Sebastiano. Il santo, nudo con un semplice perizoma bianco, è rappresentato nel momento in cui viene trafitto da sette frecce, secondo un modello iconografico tradizionale. Alle sue spalle v’è un albero spoglio che ne incorona il volto e al quale è legata la sua mano destra, mentre la sinistra è alzata al di sopra del capo. Lo sfondo è bipartito: in alto il blu del cielo che sfuma in bianco all’incontro con la linea dell’orizzonte, sotto un muro rosso chiaro chiude lo sguardo dell’osservatore per concentrarne l’attenzione sulla figura del santo. La rappresentazione di San Sebastiano era molto diffusa fin dal Rinascimento: si credeva che proteggesse dalla peste e probabilmente per questa ragione si trova qui rappresentato. Segue la Madonna col Bambino, vestita tradizionalmente con abiti blu e rossi, colori simboleggianti la spiritualità e la passione, e con una corona sul capo. La sua figura è rigida e maestosa, mentre il Bambino è rappresentato in un atteggiamento decisamente meno austero, colto, si direbbe quasi, nel momento del gioco: ha infatti la gamba destra accavallata sulla sinistra ad accennare un movimento, accentuato dalla torsione del capo, verso ciò che ha attirato la sua attenzione di bambino; e in mano tiene un uccellino di legno, giocattolo assai diffuso nel Rinascimento e qui simboleggiante la sua passione. Lo sfondo è tripartito: dal basso, v’è un riquadro marrone chiaro, dorato e blu. V’è poi, su di uno sfondo blu, una Santa Lucia vestita di rosso e accompagnata dai suoi attributi. Nella mano sinistra regge il piatto con gli occhi, che nel Medioevo si credeva le fossero stati strappati, forse mettendo in connessione il suo nome con la luce, e nella destra porta la spada con la quale le fu trafitta la gola. Infine v’è una Santa Margherita vestita di rosso, purtroppo molto rovinata, rappresentata nell’atto di preghiera grazie alla quale fu in grado di uscire dal ventre del drago che l’aveva inghiottita. Sul suo capo sembra che si riesca a distinguere una corona di perle, uno dei suoi attributi
(Margherita deriva dal greco Margar…thj che appunto significa “perla”). L’altro attributo caratteristico della santa era il drago posto sotto i piedi, che si intravede benché molto rovinato.
Secondo l’opinione di Andrea Maria Ludovici, tutti questi affreschi furono composti tra il 1490 e il 1520 e probabilmente, per ragioni stilistiche, si possono attribuire al “Maestro di Savoulx” o alla sua scuola."

[Tratto da: Il Deveys - Le fontane, la chiesa, l'alambicco - Alberto Di Falco Joannas]




  Interno Cappella di S. Biagio -  Vallesusa Tesori






0 commenti:

Posta un commento